Lesione dell’aorta: come si interviene?

Secondo gli studi, solo il 15% delle lesioni aortiche permette di raggiungere l'ospedale ancora in vita. La mortalità prima del trattamento è del 90% a tre mesi.

Lesione aorta intervento.

La lesione dell’aorta è una lesione di massima gravità. Le rotture aortiche di origine traumatica si manifestano in forma isolata, eccezionalmente, nei traumi penetranti.

Nei casi di lesioni chiuse sono considerate dirette responsabili della morte in situ di una percentuale che va dal 16 al 40% dei decessi, seconda solo ai traumi cranio-encefalici. Vengono associate a lesioni gravi del sistema nervoso centrale e rappresentano nel complesso (includendo le lesioni cardiache) la prima causa di mortalità precoce e immediata post-trauma.

Per quanto riguarda l’eziologia della lesione aortica, gli incidenti stradali sono tra i più frequenti. E lo sono anche le cadute, soprattutto quando gli impatti sono laterali.

Secondo gli studi, solo il 15% delle lesioni aortiche permettono al paziente di arrivare in ospedale ancora in vita e la mortalità senza alcun trattamento sale al 90% entro i primi tre mesi. Le probabilità di sopravvivenza saranno determinate dalla gravità delle lesioni dell’aorta, quelle associate e dal trattamento applicato.

Classificazione della lesione dell’aorta

Cuore in 3d

Nelle guide pratiche cliniche troviamo una proposta di classificazione che riconosce solo 3 livelli di lesione, con relativo intervento:

  • Grado I: si tratta delle lesioni per le quali viene prescritta terapia medica a base di betabloccanti e supervisione fino a completa stabilizzazione della lesione o a sua scomparsa totale.
  • Grado III: si tratta di lesioni che richiedono un tempestivo intervento chirurgico. Vengono incluse anche quelle che presentano una rottura libera o una contenuta, causata da pseudoaneurismi che associano sintomi secondari a lesioni di tipo grave.

Un gruppo intermedio che viene indicato come grado II sono le lesioni di tipo LIT. Il trattamento dipenderà da altri parametri, come la stabilità della lesione, l’assenza dei sintomi secondari che ne indicano la gravità e le altre lesioni associate del paziente.

Le proposte di queste classificazioni semplici da individuare e coerenti permette di standardizzare il linguaggio e la comunicazione sulle scoperte. 

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Sintomi della lesione aortica

I sintomi che manifesta il paziente andranno a influenzare la scelta del trattamento da applicare. Possiamo mettere in luce i sintomi associati a lesione grave e il concetto di stabilità della lesione nel tempo.

Per quanto riguarda i sintomi secondari dell’infortunio grave possiamo menzionare:

  • Pseudocoartazione: si tratta di un’anomalia dell’arteria aorta.
  • Ematomi gravi.
  • Emotorace sinistro massivo. 
  • La dimensione dello pseudoaneurisma o il danneggiamento di oltre il 50% della circonferenza.

Si tratta di fattori che aumentano i livelli di gravità della lesione. Indicano pertanto il bisogno di un intervento urgente, mentre la sua assenza permette un trattamento elettivo. Un altro fattore con lo stesso significato è l’ipotensione preospedaliera.

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Come si giunge a una diagnosi?

Sangue al microscopio

Negli ultimi anni si è verificata una rivoluzione sia nel processo diagnostico che nella scelta del trattamento della lesione aortica. In questo senso, ci sono state evoluzioni parallelamente a un progresso della tecnologia computerizzata e all’introduzione delle nuove tecniche di riparazione endovascolare.

Di conseguenza, da un lato le piccole lesioni non passano più inosservate e dall’altra c’è una riduzione del tasso di mortalità direttamente associato alla scelta della procedura di intervento e del momento del trattamento.

Il naturale decorso delle lesioni aortiche dipende da diverse variabili, in quanto il grado è un fattore determinante, ma non è l’unico che influirà sulla necessità o meno di un trattamento riparatore o di mantenimento, e sul momento più appropriato per intervenire.

In sostanza, si è verificata una rivoluzione nella diagnosi della lesione dell’aorta che va dal sospetto innescato da segnali indiretti evidenziati dalla radiografia toracica fino all’identificazione di lesioni lievi intimali che prima rimanevano nascoste in quanto non sempre accompagnate da emorragia mediastinica.

Bibliografia

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