Un corpo estraneo esofageo è qualunque materiale che potrebbe bloccarsi all’interno dell’esofago. Un terzo dei casi di corpo estraneo dell’apparato digerente è, in effetti, un corpo estraneo nell’esofago.
Molti dei pazienti che hanno inghiottito corpi estranei sono asintomatici, questo perché riescono ad attraversare da soli l’apparato digerente. Tuttavia, questo non sempre succede. A causa di un corpo estraneo possono manifestarsi gravi complicazioni, come perforazioni o ostruzioni intestinali.
Dinnanzi a queste situazioni, si dovrà intervenire quanto prima. In presenza del minimo indizio di corpo estraneo esofageo bisogna mantenere alta la guardia.
Cause e fattori di rischio
Nei bambini la deglutizione è il fattore di rischio più comune per un corpo estraneo esofageo. Questo perché hanno l’abitudine di portare qualsiasi oggetto alla bocca. Negli adulti inizia con la deglutizione, ma ovviamente è dovuto ad altri fattori scatenanti.
Per quanto riguarda gli adulti, la causa più comune di corpo estraneo esafageo è un bolo alimentare troppo compatto, in genere a base di carne. Il blocco del bolo alimentare in genere è favorito da un esofago già ostruito. Tra le patologie che favoriscono la restrizione dell’esofago si trovano:
- Anello esofageo distale, in genere di natura congenita.
- Formazione tumorale che restringe il diametro del tubo.
- Esofagite eosinofila: accumulo di un particolare tipo di globuli bianchi in risposta ad allergeni o a reflusso acido.
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Come agire in presenza di un corpo estraneo esofageo
La European Society of Grastrointestinal Endoscopy (ESGE) ha elaborato un protocollo di intervento in presenza di un corpo estraneo esofageo. Secondo questo ente, bisogna innanzitutto valutare lo stato di salute generale dell’individuo allo scopo di determinare l’urgenza dell’intervento.
In secondo luogo, si consiglia un esame radiografico al fine di confermarne la presenza, l’ubicazione, le dimensioni, la posizione e il numero di oggetti nel caso in cui:
- Si sospetti o si sia certi che l’oggetto è radioopaco (opaco ai raggi x)
- Non si conosca la natura dell’oggetto.
Endoscopia
L’endoscopia è una tecnica che prevede l’introduzione di una sonda (endoscopio) all’interno del corpo. Questa sonda è composta da luce e videocamera, dunque permette di visualizzare l’interno dell’organismo.
Mediante endoscopio è possibile intervenire al fine di modificare la situazione. Un esempio di quanto sia utile è la possibilità di estrarre i corpi estranei esofagei. Questa procedura può essere eseguita mediante un endoscopio flessibile (il più delle volte) o endoscopio rigido.
Alcuni studi suggeriscono che l’endoscopia è un trattamento di tipo curativo se il corpo estraneo è localizzato nella parte superiore dell’esofago.
Oltre a ciò, esistono diverse varianti dell’endoscopia. Per esempio, un corpo estraneo esofageo di piccole dimensioni e non contundente potrebbe essere estratto mediante il catetere Foley. Questo strumento è composto da un tubo lungo e dalla consistenza morbida, in plastica o in gomma, con una parte gonfiabile.
Un’altra procedura è la dilatazione esofageo, che può essere impiegata anche in presenza di oggetti piccoli e non contundenti. Consiste nell’introduzione di uno strumento -noto come bougie- che viene fatto passare attraverso l’esofago. La differenza è che l’obiettivo di questa tecnica è spingere il corpo estraneo verso lo stomaco.
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Corpo estraneo esofageo ormai giunto allo stomaco
In presenza di un corpo estraneo lungo e affilato si proverà a raggiungerlo mediante endoscopia. D’altra parte, se l’oggetto è piccolo e non è affilato e se ha già raggiunto il duodeno, si procederà con un trattamento conservativo. Innanzitutto, verrà eseguito un esame radiografico del passaggio dell’oggetto attraverso l’apparato digerente.
In secondo luogo, verranno monitorate le feci fino ad avvenuta espulsione del corpo estraneo. Infine, bisognerà osservare attentamente il decorso dei sintomi del paziente.
È noto che l’80% dei corpi estranei esofagei ormai nello stomaco raggiungono spontaneamente la parte finale dell’apparato digerente. Nonostante ciò, circa il 12% dei casi rende necessario un intervento chirurgico, che attualmente viene eseguito quasi in assenza di mortalità.
Bibliografia
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