Più sarà tempestiva la diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) da parte del medico, migliore sarà la prognosi a lungo termine. Di quali criteri bisogna tenere conto? Quali esami permettono di confermare la presenza della patologia?
Approfondiamo l’argomento nelle righe che seguono. Oltre a ciò, diamo alcuni consigli per affrontare la malattia in caso di diagnosi positiva.
Cos’è la BPCO?
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è l’occlusione cronica e graduale delle vie respiratorie, in particolare riguardo l’espirazione dell’aria. I quadri clinici che possono sfociare in questa condizione sono cinque:
- Asma: infiammazione della mucosa dei bronchi di origine autoimmune o allergica.
- Bronchite cronica: ispessimento delle pareti bronchiali per oltre 3 mesi.
- Enfisema: formazione di sacche di aria all’interno dei polmoni che la trattengono e ne impediscono l’espirazione.
- Atelettasia: nota anche come collasso polmonare.
- Fibrosi cistica: malattia genetica a causa della quale si forma un denso strato di muco che ostruisce i polmoni.
Tecniche utili per la diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva
Nella maggior parte dei casi il paziente dovrà sottoporsi a diversi esami affinché il medico possa confermare o escludere la diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva. Lo specialista si baserà su radiografie, spirometrie ed esami di laboratorio.
Il sospetto di BPCO nasce se il paziente lamenta tosse cronica, a volte grassa, con episodi reiterati e con presenza di respiro sibilante in fase di espirazione. A questo punto, vengono prescritti gli esami che descriviamo nei seguenti paragrafi.
Per saperne di più: Rafforzare i polmoni e respirare meglio: 4 rimedi
Spirometria
La spirometria è uno dei principali e più efficaci esami diagnostici per giungere alla diagnosi di BPCO. Offre una serie di dati preziosi riguardo il decorso che aiutano a pianificare una terapia adeguata.
Questo esame prevede che il paziente soffi all’interno di un piccolo tubo in diversi momenti a seconda delle indicazioni del personale tecnico. Gli si chiederà di soffiare per un secondo, con una forza ora maggiore ora minore, dopo aver inspirato con forza o normalmente.
Ciò consente allo spirometro di misurare il volume e il tempo dell’aria, il che offre calcoli matematici e una curva di espirazione. I medici analizzeranno questi dati per sapere se il paziente ha difficoltà a espellere l’aria.
Grazie alle linee guida internazionali, il medico può valutare se la persona soffre di BPCO lieve, moderata o grave.
Radiografia
La radiografia del torace è da sempre tra i primi metodi complementari prescritti in fase di diagnosi della BPCO. In un secondo momento, è stata sostituita dalla spirometria e da altri esami per immagini più precisi, come la tomografia computerizzata (TAC) e la risonanza magnetica (RMN).
Oggigiorno una radiografia del torace aiuta solo a confermare lo stadio della malattia, ma da sola non rappresenta un esame valido. Mediante questo strumento si può osservare un aumento della ritenzione dell’aria e l’ispessimento dei bronchi.
In caso di enfisema e atelettasia, i segni sono più evidenti e meno sottili che non nel caso dell’asma o della bronchite cronica.
TAC
La tomografia assiale computerizzata, TAC, offre un panorama completo dell’area polmonare. Proprio per la maggiore precisione dimostrata, è possibile richiedere questo esame in fase di diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva per valutare la presenza di lesioni associate.
In caso di sospetto tumore al polmone, la tac è la prima opzione. Al tempo stesso, se i sintomi accusati dal paziente sono compatibili con un’insufficienza cardiaca, offrirà un’immagine del cuore per poter valutare la situazione.
Emogasanalisi arteriosa
La valutazione del volume di gas disciolti nel sangue non rientra nella lista degli esami diagnostici di BPCO, ma è un ulteriore strumento per definire la gravità della malattia, poiché offre dati in tempo reale in presenza di complicazioni.
Se una persona con enfisema viene ricoverata a causa di una polmonite, l’emogasanalisi arteriosa servirà a stabilire se necessita di terapia intensiva o meno.
Altri esami diagnostici per la diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva
Esistono di diversi esami di laboratorio a seconda del sospetto avanzato dal medico. Non è lo stesso, di fatti, sospettare una bronchite cronica (con conseguenze nel sangue) e una fibrosi cistica.
Rilevare una carenza di alfa 1-antitripsina è diventata una costante nelle ultime linee guida mediche. Recenti studi hanno dimostrato che molti pazienti con BPCO presentano lievi forme di questa anomalia ereditaria e potrebbero trarre vantaggio da un suo trattamento.
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Cosa fare in caso di diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva ?
Se il medico di base è giunto a una diagnosi di BPCO, indicherà il trattamento più adatto al caso. La terapia prevede la somministrazione di farmaci spray e per via orale, cambiamenti nello stile di vita e fisioterapia respiratoria.
Abbandonare il fumo è fondamentale, così come essere cauti durante i periodi in cui circolano virus e batteri, soprattutto in inverno.
Al giorno d’oggi la BPCO può essere tenuta sotto controllo e la qualità della vita di chi ne soffre è migliorata notevolmente rispetto a qualche decennio fa. Bisogna tuttavia sottoporsi a cadenza regolare a rigidi controlli, ma il tasso di mortalità si è ridotto notevolmente.
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