L’aumento degli anziani nella società attuale ha come conseguenza la presenza di svariati casi di Alzheimer e di altre malattie degenerative associate all’età. Tant’è vero che, secondo il Rapporto Mondiale Alzheimer pubblicato nel 2015, si stima che nei prossimi vent’anni i casi di Alzheimer si duplicheranno, nonostante gli attuali sforzi contro l’Alzheimer.
Per questo motivo, gli studiosi si trovano di fronte ad una vera e propria corsa contro il tempo, con lo scopo di assicurare ai pazienti una migliore qualità di vita cercando di bloccare la malattia.
Ovviamente bisogna sempre essere prudenti con questo genere di notizie in quanto sappiamo che, per quanto riguarda l’Alzheimer, sono molti gli studi svolti e pochi i risultati ottenuti. Ciò nonostante si sono fatti piccoli passi in avanti.
Dal Centro di Easton dell’Università della California (specializzato nella ricerca sulle malattie neurodegenerative) sono riusciti a bloccare, e addirittura a far regredire, il deterioramento cognitivo associato all’Alzheimer. In questo articolo vi offriremo tutte le informazioni al riguardo.
Un nuovo trattamento contro l’Alzheimer
La rivista “Aging” ha pubblicato questo studio e, secondo quanto indicato da Dale Bredesen (direttore del Centro Easton e della ricerca), l’aspetto più innovativo di questo lavoro è il suo approccio. Fino a quel momento era stato creato un unico trattamento per la malattia sperando che avrebbe frenato da solo la degenerazione cognitiva.
Ora, invece, la novità di questo studio sta nel fatto che ad ogni paziente sono state somministrate diverse medicine unite ad una determinata alimentazione e ad un cambiamento dello stile di vita. I risultati ottenuti dopo un trattamento che andava dai nove mesi ad un anno sono alquanto positivi. Vediamone i dettagli nello specifico.
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La medicina contro l’Alzheimer
Il farmaco in concreto si chiama MEND (sigla inglese che sta per “Miglioramento metabolico della neurodegenerazione“). Ad oggi sono solo nove i pazienti affetti da Alzheimer ad averlo ricevuto, dimostrando risultati rassicuranti: infatti il loro rendimento cognitivo è migliorato notevolmente.
- Dato che al momento si tratta solo di alcuni campioni limitati, non si può ancora affermare con certezza che i suoi effetti sono sicuri ed affidabili al 100%. Nei prossimi mesi si realizzeranno ulteriori prove estendendo il trattamento a più persone.
- Un altro dato da tenere in considerazione è che tutti i pazienti hanno mostrato grandi miglioramenti, eccetto quelli che si trovavano in uno stadio avanzato della malattia.
- Dopo quasi due anni di trattamento, gli esami neuropsicologici e le tomografie realizzate hanno riportato notevoli miglioramenti.
Un aspetto rilevante riguarda un aumento di volume dell’ippocampo, ovvero quella struttura neuronale associata alla memoria.
Alle medicine è stato accompagnato anche un cambiamento nello stile di vita
Questi pazienti, che soffrivano di l’Alzheimer nella sua fase primaria, durante il trattamento hanno ricevuto, oltre al medicinale di cui vi abbiamo appena parlato, una dieta corretta ed equilibrata:
- I carboidrati semplici vennero eliminati dalla dieta.
- È stato ridotto il consumo di glutine e di cibi precotti.
- Insieme al farmaco, sono state somministrate anche alcune vitamine come la melatonina, la meticolbalamina, la vitamina D3, l’olio di pesce e il coenzima Q10.
- Ogni paziente doveva dormire almeno 7 ore al giorno.
- Si è ristabilita, inoltre, una terapia ormonale sostitutiva che le pazienti di sesso femminile avevano in precedenza abbandonato.
- Ogni paziente doveva realizzare almeno 30 minuti di esercizio fisico dai quattro ai sei giorni alla settimana.
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Grandi miglioramenti contro l’Alzheimer
Ribadiamo ulteriormente che questo trattamento ha avuto risultati positivi solo sulle persone che presentavano la malattia ai primi stadi.
- I test neuropsicologici hanno dimostrato che la memoria a lungo termine era migliorata da un 3 a un 84%.
- I pazienti avevano recuperato lessico e riuscirono a riconoscere visi.
Senza dubbio ci troviamo di fronte a risultati positivi. Ciò nonostante, gli scienziati insistono su un aspetto essenziale: se il rischio di Alzheimer sarà diagnosticato da un’analisi genetica, ovvero, prima di presentare i primi sintomi della malattia, il trattamento effettuato con questo farmaco allora sarà molto più efficace.
Tuttavia, i familiari dei 9 pazienti che furono sottoposti allo studio lamentavano una grande complessità del trattamento:
- Il farmaco è associato a diversi tipi di vitamine e complementi alimentari e quindi venivano date molte pillole.
- Non è facile per un paziente affetto da Alzheimer riposare per 7 ore di seguito, tanto meno praticare esercizio fisico tutti i giorni.
Per questo motivo, ci troviamo di fronte ad un trattamento combinato, costoso e un po’ difficile da realizzare. A prescindere da tutto, i risultati sono molto positivi, dunque si spera che si continui a progredire a partire da questi piccoli passi. Vi aggiorneremo sulle eventuali novità.
Bibliografia
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- MPI Cognition: New Study: Reversal of Cognitive Decline in Alzheimer’s Disease
- Science Daily: Pre and post testing show reversal of memory loss from Alzheimer’s disease in 10 patients
- El Confidencial: Un grupo de científicos asegura haber revertido los efectos del alzhéimer